ABIO ODV Udine: corso di formazione permanente con l’Associazione Fenice Fvg Odv
I volontari dell’ABIO, l’organizzazione che opera all’interno di oltre 200 reparti ospedalieri in tutta Italia, sanno bene quanto sia traumatico per qualunque bambino/adolescente l’ingresso in ospedale. Un ricovero significa entrare in contatto con persone estranee che toccano, indagano, fanno domande, invadono una sfera intima e privata in un ambiente per nulla familiare, intriso di nuovi odori e sapori, lontani da abitudini e volti quotidiani.
Quando ad entrare in pediatria sono minori malati di DCA, le cose si complicano parecchio e quello che già è difficile sembra diventare impossibile. Costretti a ricoveri che durano mesi, spesso nella convinzione di stare bene, rigidi, scontrosi, chiusi e impermeabili, questi malati appaiono decisi a respingere qualunque tentativo di avvicinamento, determinati nel rifiuto.
…il tempo scorre lentissimo in ospedale. le giornate si somigliano tutte, scandite da pochi e spesso odiati rituali: il momento dei pasti, il gioco di gruppo…
Per spiegare, provando a far comprendere gli atteggiamenti e i comportamenti che un disturbo alimentare impone nelle menti di chi ne soffre e per allontanare l’idea che si tratti di “capricci” o che sia “solo una questione di volontà”, alcune rappresentanti dell’associazione Fenice FVG ODV, hanno incontrato le donne e gli uomini dell’ABIO ODV sezione di Udine.
In due appuntamenti di due ore ciascuno che si sono tenuti all’interno della biblioteca/sala riunioni interna al reparto di Pediatria dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, sede dell’associazione, la psicologa dott.ssa Debora Cattaruzzi ha introdotto le caratteristiche cliniche e psicologiche di queste malattie mentre le volontarie della Fenice hanno portato le proprie testimonianze sia in veste di madri che di persone attivamente impegnate nella sensibilizzazione e conoscenza di questi disturbi.
Nei due incontri, molto sentiti e partecipati, i volontari e le volontarie ABIO ODV hanno accolto le indicazioni e i suggerimenti di chi ha, o ha avuto a che fare quotidianamente con questi pazienti; si sono immedesimati e messi in gioco, hanno provato emozioni e sentimenti contrastanti, avvicinandosi empaticamente ai malati e ai loro familiari.
Ancora una volta Fenice ha lasciato un segno, forte, coraggioso e generoso per aiutare chi, in maniera del tutto volontaria e gratuita, si spende con coscienza e molta umanità per gli altri.
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